In Francia per il doppio… L’Aris contrasta – ASTRATV

L’attaccante greco del Sant’Antimo ha parlato alla EEC WebRadio della sua esperienza nel paese vicino.

QUELLO Michalis Kamperidis causando la sua resurrezione Tritone nel Lega di basketma non è diventata realtà a causa delle difficoltà finanziarie del gruppo Sepion. L’attaccante greco ha parlato nel suo show Webradio della CEE per le sue esperienze in Italia a suo nome Come Antimo.

La dichiarazione di Michalis Kamperidis in dettaglio:

Come ci è arrivato: “In realtà sto ‘cacciando’ per fare il passo successivo. In generale, il mio obiettivo è rimanere ai massimi livelli, sia in A1 in Grecia che all’estero. Ho anche un acquisto in squadra. Sono davvero ‘caccia’ per il meglio, attualmente mi trovo in Italia e sono pronto a “cogliere” ogni opportunità che mi si presenta”.

Per le sue prime impressioni sulla squadra: “È fantastico qui e anche l’ambiente e le persone intorno al team sono fantastici. La società cerca di fare del suo meglio e tutta la zona ama il basket e sostiene la squadra. Ad ogni partita casalinga lo stadio è pieno. La gente ama questo club e ovviamente il basket ed è importante essere in un’area in cui le persone sostengono la propria squadra. Non nascondo che mi piace molto qui. Se tutto va bene, la nostra salute è buona e non si trova niente di meglio, ovviamente andrò a “caccia” per restare qui. Sono unici.”

Per i gol di Sant’Antimo quest’anno: “Ovviamente l’obiettivo è che le squadre arrivino ai play-off e, da lì, ottengano il meglio che possono. Abbiamo iniziato relativamente bene, a parte una partita in cui abbiamo perso ai supplementari in casa contro l’Avelino, squadra “a caccia” di promozione. La squadra ha grandi aspirazioni, vuole essere una star e, data l’opportunità di ottenere una promozione, “la inseguirà”.

Per i campionati in cui gioca Sant’Antimo: “Questo campionato è molto competitivo. Generalmente in Italia hanno una legge che dice che quando sei giovane e hai giocato per almeno 2 anni in un club da giocatore delle giovanili, in qualsiasi squadra in Italia, puoi giocare da italiano e non da straniero. In Italia ci sono tanti bambini di altri paesi che giocano come gli italiani, inoltre anche gli italiani hanno un buon livello, quindi il livello è alto. In più è consentito l’ingresso in squadra di giocatori stranieri, alzando ulteriormente il livello.”

Sulla cultura del basket a Napoli: “Certo che c’è. E bene anche il Napoli che milita in LegaBasket Serie A. Se non ricordo male alla seconda giornata ha battuto l’Armani e ora è al 3° posto in classifica. In generale la loro cultura è chiaramente calcistica per via di Maradona, ma si stanno facendo buoni passi anche nel campo del basket. E oltre a Napoli, anche nei dintorni succedono cose belle”.

Su cosa lo ha colpito: “In primo luogo, tutto ha a che fare con il cibo. In generale i loro prodotti qui sono tra i migliori, se non i migliori, di tutta Italia. Il cibo qui è semplicemente fantastico, sembra che ogni volta che vado con i bambini al ristorante, ho una nuova storia. Naturalmente continuavo a dire che la gente qui continuava a raccontarmi della Grande Grecia, di Neapolis, che i Greci avevano “costruito” tutta questa civiltà qui. Lo dicono con tanta forza, che è davvero impressionante e ti commuovi. Molti studiano greco, io ho 1-2 compagni di squadra che seguono lezioni di greco antico.”

Sul culto di Diego Maradona a Napoli: “È incredibile quello che sta succedendo qui con Diego. In ogni vicolo che trovi, i graffiti sono ovunque. In generale, perché ho visitato il Napoli nei giorni precedenti, il centro era di più, c’era ancora il caos, perché l’anno scorso hanno vinto anche il campionato di calcio dopo tanti anni. C’era caos con maglie, sciarpe, per strada, si festeggiava ancora lo scudetto”.

Su cosa lo soddisferà a fine stagione: “Quello che è certo è che sono sano. Se sono sano, in realtà non ho paura e non penso a nulla. Sono molto fiducioso in me stesso e nel lavoro che ho svolto quest’anno e durante tutta l’estate. Questo è tutto quello che posso dare come risposta. Per quanto riguarda gli obiettivi personali o di squadra, ciò che è chiaro è che voglio che la squadra si impegni il più duramente possibile e sia in grado di raggiungere i nostri obiettivi. Tuttavia, penso che sia tutta una questione di salute e che sia l’unica cosa che desidero veramente ogni giorno.”

Sul suo viaggio dalla Huesca spagnola (2015): “È stata un’esperienza molto bella. All’epoca avevo 20-21 anni. Sono andato da gennaio a febbraio, dopo aver firmato un contratto triennale con l’AEK e sono andato lì in prestito. Non sono rimasto a lungo, mancano solo 3-3, 5 mesi alla fine della stagione. Che esperienza unica, il mio primo anno all’estero. L’Huesca era in seconda divisione in quel periodo. Il basket spagnolo ha un ritmo diverso, tutti i ragazzi sono molto atletici, tutti sparano. Al di fuori del basket, è stata una lezione per me su come devo “costruire” lentamente la mia mentalità e pensare in modo più maturo, anche al di fuori del basket. Nel complesso, è stata un’ottima esperienza per chiunque vada all’estero e lo consiglio vivamente È una bellissima esperienza e ti rende una persona migliore.”

Se “è un peccato” che Triton non sia riuscito a giocare in A1: “Per tutta l’estate sono stato in contatto con mister Michelakos e persone dell’amministrazione. Ricordo che fino all’ultima chiacchierata che abbiamo avuto, i ragazzi “correvano” troppo per la squadra, cercavano anche di far giocare la squadra in A1. Hanno davvero dato la loro “anima” affinché la squadra potesse giocare in una grande divisione. Aspettavo che succedesse qualcosa, perché anch’io voglio giocare in una squadra di A1, ma è passato un po’ di tempo, ho qualche suggerimento su cosa alla fine scelgo. Ne ho parlato prima con la squadra e ho detto loro che volevo davvero giocare in A1 con il Triton, ma non avevo altra scelta. Penso di aver finalmente fatto la scelta migliore per essere qui e continuare la mia carriera nel migliore dei modi”.//C.

Benigna Rosiello

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