Giovedì il Senato italiano ha approvato ampie riforme giudiziarie. Il governo del presidente del Consiglio Mario Draghi si è impegnato ad approvare le riforme in cambio dei 200 miliardi di euro di fondi UE che l’Italia riceverà nell’ambito del programma di ricostruzione dell’UE.
La nuova legge fa seguito a due progetti di legge approvati dal Parlamento lo scorso anno volti a ridurre i tempi di elaborazione notoriamente lunghi dell’Italia e a ridurre i ritardi dei tribunali. La legge è passata facilmente con 173 voti contro 37, ma la questione ha creato tensione all’interno della coalizione di Draghi.
Queste riforme includono la modifica delle regole per la selezione del Consiglio dei magistrati supremi (CSM) e la limitazione della possibilità per i giudici che ricoprono incarichi politici o hanno lavorato nel governo di tornare alle loro precedenti professioni. Il CSM è spesso accusato di prendere decisioni sulla nomina di giudici e pubblici ministeri sulla base dell’appartenenza politica, il che mette in discussione l’indipendenza della magistratura e crea spesso tensioni tra le parti.
Il 16 maggio, giudici e pubblici ministeri italiani hanno organizzato per la prima volta in 12 anni uno sciopero di un giorno contro un disegno di legge di riforma. L’Associazione dei giudici italiani ANM è profondamente delusa dall’idea di introdurre un “sistema di risultati” per la promozione dei giudici. Devono essere presi in considerazione fattori come il tempo impiegato dai giudici per svolgere determinati procedimenti e il numero di decisioni annullate da casi successivi.
Un referendum sulle questioni di giustizia, avviato dalla Lega, partito di governo di estrema destra, è fallito domenica con una bassa affluenza alle urne. I media vedono questa come una grande battuta d’arresto per il capo della Lega Matteo Salvini, che ha fatto campagna per questo referendum.
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