Sono passati 40 anni da quando in Italia è stata approvata la prima legge che consente il cambio di genere e il numero di coloro che iniziano il processo di transizione è in aumento, soprattutto tra i giovani, ha scritto. quotidiano La Stampa.
Per cinque anni, dal 2018 al 2022, secondo i dati forniti dal Servizio di Adeguamento Identità Fisica e Mentale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini (SAIFIP) a Roma si è registrato un aumento delle visite del 470%.con la maggior parte delle persone interessate che sono adolescenti.
Se nel 2018 accedono al dipartimento 20 giovani, nel 2022 il numero raggiungerà quota 114. I giovani che hanno deciso di rivolgersi al centro sono stati per lo più (68%) “iscritti alla nascita come femmine”, il restante 32% erano “iscritti maschi”.
E tra gli adultila percentuale che arriva a San Camillo è cresciuto del 55% negli ultimi 5 anni.
Quarant’anni fa, l’Italia approvò la prima legge sulla riassegnazione del sesso che richiedeva un intervento chirurgico. La legge 164 del 1982 prevede due procedimenti giudiziari.
Prima di tutto è necessario ottenere il permesso per l’operazione di “riassegnazione del sesso” e, dopo l’operazione, è necessario un nuovo permesso per cambiare sesso e nome sui documenti.
Si è dovuto aspettare fino al 2011 per un nuovo intervento legislativo con il decreto legislativo 150, in particolare l’articolo 31, che prevede che le operazioni di adeguamento dei caratteri sessuali possono essere autorizzate dal tribunale “quando necessario”.
In altre parole, la chirurgia di riassegnazione del sesso non è necessaria. Tuttavia, per intervenire è ancora necessaria l’autorizzazione del tribunale. Nel 2015 la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione si sono pronunciate in merito.
Con la Proposta 221 la Corte Costituzionale ha ritenuto possibile e non necessaria la chirurgia di riassegnazione del sesso nel processo di transizione, mentre la Corte di Cassazione, con la Sentenza 15138, ha ritenuto che la chirurgia debba essere intesa come mezzo per il raggiungimento del benessere psicosomatico e quindi per tutelare i diritti individuali alla salute.
Tradotto da Michaela Lambrinidou
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