Nuove misure dal 6 marzo al 6 aprile contro il coronavirus

Nelle ultime ventiquattro ore in Italia si sono registrati 17.083 nuovi casi di coronavirus e 343 persone sono morte.

Complessivamente sono stati eseguiti 335.983 accertamenti diagnostici, di cui il 5,1% positivo. Ieri i casi sono stati 13.144, con 246 decessi.

Rispetto a ieri ci sono 38 pazienti in più nella terapia intensiva statale, e altri 458 nei reparti ospedalieri. Per quanto riguarda la regione del Paese con il maggior numero di casi, la Lombardia (3.762) è al primo posto, seguita da Campania (2.046) ed Emilia-Romagna (2.040).

Martedì pomeriggio, il ministro della Salute italiano Roberto Speranza ha presentato nuove misure preventive che entreranno in vigore dal 6 marzo al 6 aprile. “Il loro principio generale è che la tutela della salute dei cittadini resta l’obiettivo principale e prioritario, affinché anche lo sviluppo economico possa ripartire”, ha affermato Speranca.

Confermata la divisione del Paese in zone bianche, gialle, arancioni e rosse, a seconda della diffusione del virus. E all’interno, però, di regioni diverse, possono verificarsi ulteriori divisioni regionali, a seconda di criteri epidemiologici.

Per quanto riguarda le scuole, il governo Draghi ha deciso che sarà adottata la didattica a distanza per il 100% degli studenti in zona rossa. Il ministro della Salute italiano non ha dimenticato di sottolineare che diverse varianti del virus destano notevole preoccupazione.

“Le nostre misure sono finalizzate al controllo del contagio, faremo quotidianamente valutazioni sull’andamento dei casi. Siamo ancora in una fase dell’epidemia che non può essere sottovalutata. Invitiamo nuovamente tutti i cittadini a prestare attenzione a queste misure di prevenzione e contenimento, “, ha detto Roberto Speranza.

Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Roberto Bruzzaferro, ha affermato che al 18 febbraio, complessivamente, la variante britannica è stata rilevata nel 54% dei casi. Allo stesso tempo, la variante brasiliana è stata rilevata nel 4,3% dei casi e la variante sudafricana nello 0,4%.

“Questi dati sollevano preoccupazioni, sia in termini di trasmissione che di possibili reazioni immunitarie. Per questo motivo, si creano zone rosse in aree con alti tassi di mutazione e il contatto interpersonale dovrebbe essere limitato il più possibile”, ha affermato Bruzzaferro.

Fonte: AMPE

Poldi Mazzi

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