Messaggi di testo, messaggi vocali Whatsapp e messaggi scritti, nonché da vari altri social network vengono memorizzati sui nostri telefoni. Lo stesso telefono cellulare può essere facilmente utilizzato per archiviare conversazioni telefoniche, videochiamate o riunioni, proprio come un personal computer o un altro dispositivo.
Nel mio lavoro mi viene spesso chiesto se questo è legale e può essere usato come prova.
Purtroppo la risposta non è chiara, in primo luogo perché la legge non è stata aggiornata per tenere conto di questo nuovo strumento e in secondo luogo perché i tribunali decidono diversamente nei diversi casi. È molto difficile orientarsi.
In una causa civile in corso, ho potuto utilizzare come prova i messaggi WhatsApp che il mio cliente aveva scambiato con la controparte perché gli avvocati della controparte non li hanno contestati in tempo.
Tuttavia, la Corte di cassazione penale italiana, nella sua recente sentenza favorevole alla precedente decisione, ha rilevato che “…I messaggi WhatsApp e gli sms memorizzati nella memoria dati del cellulare sono documenti ai sensi dell’articolo 234 cpp e il loro uso legale è solo per la riproduzione fotografica.…”.
Tuttavia, molti giurati che applicano altre regole affermano che lo stesso giurato è libero di giudicarli.
Non perdere l’aspetto della privacy. Questo perché le conversazioni registrate – in particolare quelle relative a rapporti d’affari o commerciali – possono essere considerate prove valide dal giudice al processo, ma possono comunque essere considerate una violazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati e quindi la persona che effettua la registrazione è soggetta a una multa salata… In questo caso il garante della protezione dei dati tende ad ammetterlo, ma spesso i giudici la vedono diversamente.
Insomma, chiunque acquisti un messaggio audio o fotografico di qualsiasi formato, apposta o tramite un’app di messaggistica, dovrebbe sentire il parere del proprio avvocato sul caso per trarne il meglio.
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