“Paga essere greco di questi tempi”
Giorgio Theotokas
La tradizione letteraria del tema della guerra non è solo grande, come è iniziata negli anni antichi, ma anche dominante e prominente, perché la letteratura mondiale le deve le sue opere più importanti, dall’incomparabile “Iliade” ai capolavori di Tolstoj. “Guerra e pace”. Letteratura e scrittori chiaramente non possono muoversi di fronte a versioni così estreme della Storia, come la guerra. Il Segretariato greco non fa eccezione. Del resto Eraclito si è assicurato di metterci in guardia fin dalla più tenera età: la guerra è il padre di tutti e il re di tutti, e denota dèi e uomini, schiavi e uomini liberi.
La letteratura sulla guerra è chiamata a esaminare la vita quotidiana delle persone in situazioni di confine, oltre a fungere da fonte storica. Ha anche la particolarità unica di prospettive separate sugli eventi, che ci aiuta a coinvolgerli in modo più completo, ma soprattutto, più liberamente e apertamente rispetto alla rigorosa rappresentazione storica di ciascuno. Un momento emblematico dell’ellenismo moderno è l’epopea degli anni Quaranta, come si nota dallo sguardo speciale che hanno avuto scrittori e letteratura. Tutti i testi e le poesie di quel periodo ci danno diverse interpretazioni per comprendere più a fondo quel tempo, un momento storico speciale per il nostro Paese e la sua gente.
“… ci sono nella vita di certe persone date, pietre miliari e pietre miliari critiche, che si ergono come campane. Dalla sua vetta più alta, una nazione può osservare l’intera avventura del suo viaggio storico”, ha detto Stratis Myrivilis alla solenne assemblea di l’Accademia di Atene, 27 ottobre 1960. Storia degli anni ’40 è uno di questi e il trattamento letterario che scopre gli aspetti oscuri della condizione umana negli eventi acquista particolare interesse.
È questa penetrazione letteraria che illumina il lato nascosto degli eventi, dando loro un’altra dimensione, perché l’autore non mira né all’informazione né all’educazione. E come ha scritto Petros Haris sulla rivista “Nea Estia”: “I testi letterari ci danno la forza interiore nascosta di un evento o, se preferisci, l’anima delle persone che lo realizzano. E i giovani si conquistano solo quando sentono che comunicano con l’essenza più profonda di tutte le cose, con il mondo psichico che le prepara e le plasma».
La prima reazione dell’autore
Un’indicazione del clima prevalente nelle file dei rappresentanti spirituali, scrittori e poeti del paese, è il seguente testo, che è rivolto ai loro colleghi di tutto il mondo e trasmette lo spirito eroico degli anni Quaranta:
“Sono passate ormai due settimane con un ultimatum, unico nella storia diplomatica dei Paesi, per contenuto, tempi e modalità di presentazione, l’Italia chiede alla Grecia di rinunciare al suo territorio, di negarle la sua libertà e di distruggerne l’onore. Noi greci concediamo, a queste disperate rivendicazioni di violenza fascista, che le risposte imposte da tremila anni di tradizione, siano scolpite nel profondo delle nostre anime, ma anche iscritte nell’ultimo angolo della nostra Terra Santa, con il sangue dei più grandi eroi della storia umana E proprio in questo momento, vicino al torrente Thyamis e sui pendii innevati del Pindo e delle montagne della Macedonia, combattemmo, il più delle volte con le lance, determinati a vincere o morire uno contro uno.
In questa lotta impari e più crudele, ma anche ostinata, che ha portato i ladri inferociti ad aggredire donne, anziani e bambini, bruciando, uccidendo, mutilando, facendo a pezzi gli abitanti delle nostre città civiche e fortificate e dei nostri pacifici villaggi, abbiamo la sensazione che non stiamo difendendo la nostra stessa causa: che stiamo lottando per la salvezza di tutti gli alti valori che compongono la nostra civiltà spirituale e morale, la preziosa eredità tramandata all’umanità dai nostri glorificati antenati e che vediamo oggi minacciati da ondate di brutalità e violenza.
È questo sentimento che ispira il coraggio in noi intellettuali greci, persone appassionate e artistiche, di rivolgerci ai nostri fratelli in tutto il mondo, per chiedere, non le cose materiali, ma il loro aiuto morale: chiediamo contributi delle anime, rivoluzione di coscienza, lavoro, predicazione, influenza diretta, ove possibile, sorveglianza vigile ed energia per la nuova Maratona spirituale, che libererà le nazioni oppresse dagli orrori della schiavitù più nera che il mondo abbia mai visto. Quando una tale rivoluzione sarà compiuta, la Vittoria incoronerà le sopracciglia anche del più umile degli ultimi lavoratori.
Con questa alta e salda speranza vi rivolgiamo il nostro fraterno saluto:
Kostis Palamas, Sp. Melas, Angelos Sikelianos, Sotirios Skipis, Dim. Mitropoulos, Nikos Veis, K. Dimitriadis, K. Parthenis, Ioannis Gryparis, Yiannis Vlachogiannis, Stratis Myrivilis, Kostas Ouranis, Miltiadis Malakasis, Grigorios Xenopoulos, Alexandros Filadelfeus, Aristos Kampanis».
Fu pubblicato sul quotidiano “NeaHellas” il 10 novembre 1940
Il seguente annuncio dei giovani scrittori del Paese ha contenuti simili ed è rivolto ai loro colleghi di tutto il mondo:
“La battaglia greca è stata una battaglia globale. L’esercito greco oggi è l’avanguardia delle nazioni nella loro lotta contro una nuova forma di schiavitù.
Per vincere questa grande battaglia faremo tutti i sacrifici, come facevano sempre i greci quando combattevano per la libertà. Non penseremo alle nostre vite, o alle vite dei nostri parenti, o alle nostre città che vengono bombardate, o alla ricchezza del nostro paese che viene distrutta. Il nostro stemma è lo stesso emblema dei nostri antenati nel 1821: Libertà o morte!
Mussolini non ci conosceva molto bene. Non ha mai capito le tradizioni storiche, la vita morale, i piccoli poteri mentali greci. Non ha visto la grande gioia che si è impossessata del nostro Paese, quando sono risuonati i primi spari e hanno portato la notizia che in Grecia era tornato il tempo della sorte, del sacrificio e della gloria.
Il fascismo italiano sta marciando verso la morte e noi greci ne stiamo scavando la tomba. Possiamo morire, ma morirà anche lui. Sarà ucciso da uno spirito greco, che ha ucciso un nemico più grande e più terribile di lui.
Popoli liberi di tutte le nazioni, scrittori, poeti, artisti, filosofi, ideologi, non dimenticate che la Grecia sta combattendo per il destino del mondo”.
Alexiou Elli, Venezis Il., Vrettakos N., Giannopoulos Alk., Dimaras K., Elytis Od., Theotokas G., Thrylos Alk., Iakovidis Lili, Karagatsis M., Karantinos S., Kastanakis Th., Katsimbalis G., Kotzioulas G., Koukoulas L., Michalopoulos F., Mylonogiannis G., Nakou L., Nicolaidis M., Nikolareizis D., Barlas T., Panselinos A., Papadakis S., Papanikolaou M., Paraschos K., Petsalis T . ., Seferis G., Stavrou Tat., Terzakis Ag., Tsatsos K., Fotiadis D., Harris P., Hatzinis G., Hourmouzios Aim.
Infine, vale la pena ricordare alcuni dei poeti e scrittori greci che, oltre alle penne a difesa della patria, portavano anche armi sulle spalle e si trovavano in prima linea nel fuoco, partecipanti all’epopea del 1940. George Theotokas, in il suo diario scriveva: «Quanto è prezioso essere greco oggi».
Il vecchio Palamas del primo giorno della feroce offensiva italiana non esitò un attimo a combinare gli eventi del 28 ottobre con la lotta per la liberazione nazionale del 1821:
“Per questo ti dirò, non ho nient’altro: ubriaco dell’immortale vino del Ventisette.”
28 ottobre 1940
Di Angelo Sikelianos
[…]E possiamo tutti vegliare su di te, alle grandi altezze che ci hai rivelato dall’alba del 28 ottobre 1940, e fino alla fine dei tempi, o viviamo, o, domani, quando illuminerai l’intero pianeta. Tua gigantesca luce, saremo nel Tuo ventre, o Madre, morte eterna!
15 novembre 1940, “La nuova casa”
Giovani, Società Sacra
Tellus Agra
Giovani, Sacra Società,
così via!
Stai zitto!
È tempo di tromba…
15 novembre 1940, “La nuova casa”
In primo piano, tra le altre importanti figure letterarie, ci sono George Theotokas, Odysseas Elytis, Angelos Terzakis, Stelios Xefloudas, George Sarandaris, Nikos Kavadias, Nikos Ettopoulos, Yannis Beratis, Loukis Akritas, Nikiforos Vrettakos, Andreas Karantonis e i più giovani. come Angelos Vlachos, Takis Sinopoulos, Aris Dikteos.
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