Draghi è rimasto o è partito? E se se ne andasse? Queste domande sono nella mente degli italiani da quasi una settimana, e oggi, mercoledì, le risposte devono esserci, almeno all’inizio. Quindi Mario Draghi, ex capo della Banca Centrale Europea e Presidente del Consiglio dei Ministri d’Italia dal febbraio 2021, ha chiesto un secondo voto di fiducia in un breve lasso di tempo per determinare se ha ancora alle spalle la coalizione decapartitica.
In mattinata, ad esempio, il Corriere della sera aveva notato che Draghi era ormai “meno mobile” di quanto non fosse qualche giorno fa. La prima frase del suo discorso, iniziato mercoledì dopo le 9:30 davanti al Senato, la seconda camera del parlamento, suonava diversamente: “Le mie dimissioni sono una decisione dolorosa ma impellente”, ha detto il presidente del Consiglio. Non ha legittimità attraverso le elezioni, quindi ha bisogno della fiducia del Parlamento.
Non deve essere l’ultima parola. Draghi è atteso domani alla Camera. E alla fine del suo intervento è stato chiaro che poteva restare: “Sono in questa stanza solo perché l’hanno chiesto gli italiani” – un riferimento alla chiamata del sindaco a restare e all’elenco delle firme per Draghi di recente. “Sei disposto a rinnovare il contratto che abbiamo fatto?” ha chiesto il presidente del Consiglio ai senatori al termine del suo intervento. “Non devi darmi la risposta, ma l’italiano”.
La crisi che circonda il 67° governo italiano del dopoguerra è ribollente da quello che una volta era il più grande partito, ma ora è divisa in un’alleanza – il Movimento Cinque Stelle (M5S) – che rifiuta di sostenere i programmi di aiuto per le vittime della crisi italiana. Ma le opinioni divergono su questo trigger. Il leader del partito M5S Giuseppe Conte, che è stato anche il predecessore di Draghi come primo ministro, e i suoi sostenitori accusano Draghi di aver introdotto di nascosto diverse questioni nel disegno di legge senza consultazione, compresi progetti ambientali difficili da digerire per le star.
Cinque stelle vogliono essere prese sul serio
Tra l’altro, hanno avuto un grande successo alle elezioni parlamentari di quattro anni fa con le loro politiche ambientali e le loro proteste contro i grandi progetti che danneggiano l’ambiente. Inoltre, il M5S ha rilevato che Draghi ha autorevolmente collegato il voto sulla proposta con un voto di fiducia, il che ha costretto il M5S a rispondere negativamente al voto di fiducia, anche se Draghi voleva rimanere al governo.
Non c’è altra garanzia per buone relazioni tra Roma e Bruxelles e per una corretta conclusione di questa turbolenta legislatura. Tuttavia, quasi tutti i partiti temono elezioni anticipate. Le elezioni regolari non si terranno fino alla prossima primavera.
Se sarà sufficiente a quel punto è più che discutibile. Draghi, che compirà 75 anni a settembre, sembra averne avuto abbastanza di governare a Roma, che sarà probabilmente molto più complicato che gestire una banca centrale – prima del lavoro di Francoforte, il romano dirigeva la sua banca statale, “Banca d’ Italia’.
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Marco Travaglio, il commentatore più spietato d’Italia, ha deriso: chiunque non abbia esperienza o voglia di mediare non dovrebbe essere nominato primo ministro di una coalizione così complicata. Con l’eccezione dei “Fratelli d’Italia” di estrema destra di Giorgia Meloni, l’alleanza di Draghi unisce tutti coloro che sono arrivati in parlamento nel 2018.
Una riluttanza ad avere questo lavoro, ma forse un altro: anche quando sono previste le elezioni presidenziali a gennaio, Draghi mostra l’ambizione di coronare la sua brillante carriera con la carica di capo dello Stato. Anche perché i partiti temevano di perderlo da presidente del Consiglio, è stato rieletto Sergio Mattarella, 80 anni, che in realtà voleva lasciarlo per un mandato.
È stato Mattarella a costringere Draghi – ha “riempito il canale”, ha dichiarato – a non arrendersi ancora e ad affrontare il parlamento questo mercoledì. Il presidente italiano ha una notevole influenza se il governo crolla.
“Solo la caduta di Draghi è peggiore di quella di Draghi”
Forse, però, la domanda “Draghi sì o no” non è più la domanda determinante. Il governo che deve affrontare è più diviso che mai dopo il voto di fiducia della scorsa settimana. Cinque stelle, dopo la partenza del suo co-fondatore, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha perso un quarto dei parlamentari, rischia di ridursi ulteriormente. In tanti non vogliono più seguire la linea dura del capogruppo di Conte, a cominciare dal capogruppo del gruppo parlamentare in assemblea, Davide Crippa: “Se Draghi viene a trovarci, non si può giustificare ritirare la nostra fiducia”. Sulla destra, invece, si chiude la “Forza Italia” del vecchio Silvio Berlusconi e la Liga Matteo Salvini ha intanto deciso di continuare a regnare con le stelle.
Il governo semipartitico di “unità nazionale” è diventato un gruppo veramente disperso, unito solo dal timore di elezioni imminenti. Anche Salvini, un tempo oratore popolare e ministro dell’Interno nel primo gabinetto di Conte, è stato rimosso e ha dovuto temere che il suo cliente disertasse per la più radicale Giorgia Meloni, leader dei “Fratellli d’Italia”. I “fratelli” erano l’unica fazione di opposizione. Meloni potrebbe diventare il primo capo di governo donna d’Italia dopo le elezioni.
Ecco perchè disse il filosofo Paolo Flores d’Arcais che fu sempre critico nei confronti del governo martedì, al momento, è solo leggermente “peggiore dell’amministrazione Draghi: la caduta del governo Draghi”. Forzerebbe le elezioni “secondo un’oscena legge elettorale che impone coalizioni innaturali” come esiste oggi, e darebbe al paese il diritto di unire che odia la costituzione antifascista italiana del dopoguerra.
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