L’Italia fa rivivere le leggi di Mussolini. Chiunque abbia scarsi valori morali fallirà

Le politiche attuate durante l’era Mussolini rimasero in vigore fino alla metà degli anni ’70, quando la maggior parte delle scuole primarie e secondarie le cancellarono a seguito delle proteste di genitori e studenti. La scuola ha subito modifiche nel corso degli anni, e nel 2000 è scomparsa – e apparentemente irrimediabilmente – da tutte le scuole d’Italia.

Una regola chiamata Voto di Condotta permette di assegnare un punteggio “morale” compreso tra uno e dieci.

Anche sei potrebbero non bastare

“Se il tuo punteggio è inferiore a cinque punti, non sei promosso alla classe superiore e devi ripetere la classe. Per avanzare al livello superiore, gli studenti delle scuole secondarie di prima media devono sostenere il test di cittadinanza attiva e solidarietà”, si legge nel documento. Immagine.

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L’autorità di ripetere i voti basandosi esclusivamente sul comportamento rientra nelle riforme dell’istruzione promosse dal governo di Roma la scorsa settimana.

Questi cambiamenti inaspriscono anche le misure disciplinari esistenti nelle scuole. I trasgressori che perdono una parte significativa delle lezioni per motivi disciplinari saranno puniti, come l’assistenza sociale.

I bambini e gli adolescenti che avranno commesso atti di violenza contro gli insegnanti verranno poi multati tra 500 e diecimila euro (da 12.590 a 251.800 corone).

Soddisfazioni e critiche

Il pacchetto di misure, approvato al Senato, è passato alla Camera con 154 voti favorevoli, 97 contrari e 7 astenuti.

“Riforme che tengano maggiormente conto dei comportamenti nelle valutazioni complessive porterebbero rispetto alla scuola italiana”, ha elogiato, secondo il quotidiano. Guardia Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che a luglio aveva imposto il divieto dei cellulari nelle scuole. La Meloniová ha parlato però anche di rafforzare il rispetto.

Pensò di più al suo comportamento

“Lo considero un passo avanti. Abbiamo sentito troppi casi di comportamenti indisciplinati e straordinari. È vero che gli alunni e gli studenti pensano di più alle conseguenze dei loro comportamenti”, afferma soddisfatto Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione presidi scolastici italiani.

Tommaso Martelli, coordinatore dell’Unione nazionale degli studenti, ha negato che la mossa sia finalizzata a “rafforzare una cultura autoritaria e repressiva”. “I voti comportamentali misurano qualcosa che può essere utilizzato impropriamente come ulteriore strumento di punizione nelle nostre scuole”, ha affermato.

Anna Ascanová, politicante del Partito Democratico, all’opposizione di sinistra, è arrivata addirittura a dichiarare: “Stiamo assistendo al ritorno di tempi che preferiremmo dimenticare”.

Uno dei motivi della repressione è il fatto che nella prima metà di quest’anno il numero di attacchi contro gli insegnanti è aumentato di oltre il 110% rispetto al 2023.

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Tonio Vecellio

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