In Italia si è acceso un acceso dibattito attorno al controverso divieto di portare i propri snack in spiaggia. Questa è una regola abbastanza comune in Puglia, nel Lazio o a Napoli, ma è poco compresa dai visitatori, soprattutto al giorno d’oggi, quando tutto è più caro e la gente cerca di risparmiare. È discutibile se tale divieto sia legale.
Andare in spiaggia muniti non solo di lettini e ombrelloni, ma anche di frigoriferi con bevande e cibo sembra una pratica normale, ma su molte spiagge italiane è ancora vietato. Questo vale soprattutto per la Puglia, ma i visitatori troveranno questa regola anche sulle spiagge del Lazio o di Napoli.
Come gli ricordava il diario introduzione, non è una novità, i primi segnali che vietano di portare le proprie bevande in mare hanno cominciato a comparire nel 2017. Ma ora si è riacceso il dibattito sulla possibilità o meno dei gestori delle spiagge di attuare una cosa del genere. Strizzano gli occhi alla vista di un panino, ma spesso sono intransigenti nei confronti dei commensali più freschi.
Il motivo è semplice: i venditori di snack stanno perdendo vendite, cosa che a loro non piace. “Non permettiamo frigoriferi fissi. Se qualcuno ne porta uno, gli chiediamo di metterlo da parte”, ha detto, secondo il giornale. Il Messaggero gestore di una delle spiagge della provincia di Bari.
A Pozzuoli, vicino Napoli, è consuetudine effettuare controlli prima di entrare in spiaggia, contro la protesta dei residenti. Sulla casa hanno scritto anche una lettera al sindaco Gigi Manzoni, chiedendogli di agire subito. Dalla loro parte c’è anche l’avvocato e attivista Dario D’Urso.
“Non possono farlo. Non hanno l’autorità per fare una cosa del genere. Per questa stagione è troppo tardi, perché le scadenze burocratiche non ci permettono più di intervenire in tempo, ma dall’anno prossimo affronteremo la cosa”. chiunque osi vietare l’ingresso di cibo sul territorio statale”, ha detto al giornale La Repubblica avvocato.
Secondo una recente indagine sui costi svoltasi a Bari, una domenica tipo al mare costerà a una famiglia dai 250 ai 300 euro, ovvero più di settemila corone. «Questo perché non ci sono limiti per i locali che fanno pagare 25 euro per un’insalata e occupano più spazio sulle spiagge pubbliche nonostante paghino una piccola tassa. Se iniziassero a vietare ai visitatori di portare il proprio cibo, sarebbe molto dannoso. confine”, ha detto la D’Urso.
Ad esempio, su una delle spiagge della località pugliese di Savelletri è severamente vietato introdurre cibi e bevande dall’esterno. Un ombrellone con quattro sdraio e parcheggio costa 70 euro (poco meno di 1.700 corone), un pranzo a base di pesce va dai 16 ai 30 euro (da 380 a 720 corone circa).
La sua famiglia voleva crescere nei tesori della Croazia. Hanno portato il fornello e le sedie da campeggio in spiaggia, senza passare inosservati alla polizia:
TN.cz
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