Mentre il capo dei Fratelli d’Italia post-fascisti cercava di conquistare l’Europa, il suo governo perseguiva una linea dura sui suoi confini esterni. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha preferito sigillare i profughi come capi ufficio sotto Matteo Salvini, ora vuole continuare questa mossa con maggiore intensità. Nel frattempo, la situazione sulle navi profughi “Ocean Viking” e “Humanity 1” stava diventando sempre più drammatica di ora in ora. Più di 400 rifugiati salvati dall’emergenza in mare attendono un rifugio sicuro Solo a bordo della “Ocean Viking” c’erano 234 migranti, tra cui 14 donne e 41 minori non accompagnati.
Il capo del nuovo governo, Giorgia Meloni, ha dichiarato davanti a entrambe le camere del parlamento di voler rispettare le norme dell’UE. Naturalmente, i diritti umani saranno rispettati: per questo non sono necessari controlli esterni. Allo stesso tempo, Meloni ha sottolineato che il ruolo dell’Italia nell’UE e nella NATO deve essere rafforzato e, in quanto terza economia europea, ha chiesto un corrispondente diritto di parola.
Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda la politica dell’Unione che guarda verso l’esterno. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, apartitico ma vicino alla Lega, ha delineato in concreto come sarebbe. Mentre Meloni ha ancora invocato una politica di immigrazione moderata e controllata nella sua dichiarazione del governo, il capo del Viminale ha chiuso i confini esterni meridionali dell’Italia a nuove ondate di rifugiati.
Piantedosi ha seguito Salvini
Il nuovo ministro degli affari interni non è un nuovo arrivato nel dipartimento. Sotto il regime di Matteo Salvini, il dottore in legge, in qualità di capo di gabinetto, corresponsabile della rigida politica sui rifugiati del leader leghista. Mentre Salvini continua ad affrontare procedimenti penali per sequestro di persona e abuso d’ufficio, Piantedosi, da ministro, lancia ora chiari nuovi segnali di isolamento. Le navi Ong “Ocean Viking” e “Humanity 1” non potranno entrare nei porti italiani perché il loro equipaggio “non rispetta lo spirito delle normative europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e contrasto all’immigrazione clandestina”.
Giovedì scorso, il ministro ha convocato i vertici del ministero dell’Interno, della guardia costiera, del personale della difesa e dei servizi segreti per elaborare un nuovo pacchetto di politiche migratorie nell’ambito del “Comitato nazionale per l’ordine pubblico e la sicurezza”. L’essenza della nuova politica è tenere i rifugiati al largo delle coste italiane. Allo stesso tempo, il ministro Piantedosi sostiene di non essere del tutto contrario all’immigrazione dei profughi, come concordato con il capo del governo. Solo che questo non dovrebbe essere fatto al confine italiano.
Piantedosi ha suggerito di istituire campi di accoglienza regolari al largo della costa mediterranea. Lì, i dati personali dei migranti devono essere registrati e l’immigrazione deve essere effettuata attraverso una quota fissa e controllata. Con i mezzi di protezione costiera a sua disposizione (e un’unità dell’agenzia dell’UE Frontex), vuole prevenire futuri sbarchi di profughi.
Quasi 80.000 rifugiati sono sbarcati
Quest’anno, al 25 ottobre, sono sbarcati in Italia 79.208 profughi. Proprio mentre il ministro dell’Interno Piantedosi stava definendo le misure per una nuova politica di isolamento, altre tre navi con 1.800 migranti hanno raggiunto i porti italiani. In futuro, secondo il ministro, lo Stato di bandiera della nave Ong dovrà essere responsabile del naufragio che è stato soccorso nel Mediterraneo. Nel caso di “Ocean Viking”, questa è la Norvegia, nel caso della Germania “Humanity 1”.
Era un chiaro segno che Matteo Piantedosi voleva fissare le sue nuove linee guida: le navi di soccorso che navigano nel Mediterraneo non devono offrire ai profughi incentivi per intraprendere viaggi pericolosi – bisogna dire loro che non raggiungeranno la salvezza sul versante italiano. Ciò inevitabilmente aggraverà la situazione nei campi profughi in Nord Africa, Turchia e Siria.
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